La prima cosa che risalta, per chi si addentra a leggere “La verità del pentito – Le rivelazioni di Gaspare Spatuzza sulle stragi mafiose” (Sperling&Kupfer, novembre 2013), il libro inchiesta della sociologa Giovanna Montanaro (studiosa del fenomeno mafioso, collaboratrice di Libera e per anni consulente della Commissione Nazionale Antimafia) sulle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che l’autrice è riuscita ad intervistare, è il taglio giornalistico dalla scrittura immediata, che si legge d’un fiato, quasi fosse un romanzo, anche per le sue storie ricche di umanità, quando invece è un saggio che, confrontandosi con rigorosità degli atti processuali, ricostruisce le stragi mafiose del 1992-1994, attraverso le parole del pentito che è riuscito a dividere la politica e il Paese.
Il libro di Giovanna Montanaro è stato presentato lo scorso lunedì, presente l’autrice, a un pubblico numeroso, attento e partecipe, nell’aula consiliare del Comune di Canicattini Bagni, su iniziativa del Presidio “Salvatore Raiti” di Libera Canicattini Bagni, in collaborazione con il Comune canicattinese. Un confronto con Giovanna Montanaro, quello aperto da Gaetano Guzzardo del Presidio “Salvatore Raiti”, che ha moderato il dibattito, che si è arricchito degli interventi del sindaco Paolo Amenta, dell’ex dirigente della Squadra Mobile di Siracusa degli anni ’80 e ’90, Angelo Migliore, del giornalista giudiziario Francesco Nania, fiduciario provinciale dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, del contributo di Marta Silvestre e i saluti di Desiree Amenta, referente del Presidio di Canicattini Bagni.
“Se non apriamo lo spaccato della verità – ha detto il sindaco Amenta nei saluti iniziati, complimentandosi con gli organizzatori dell’incontro – attraverso la gente, il cittadino, la legalità vera che parte dal basso, rischiamo di farci confondere e di farci infilare in un meccanismo che ci porterà nuovamente a queste pseudo organizzazioni criminali che, garantendo il minimo essenziale ad alcune famiglie, non fanno altro che arricchire quel serbatoio che non fa scattare il meccanismo del benessere”.
E proprio nella ricerca della verità si colloca la decisione del presidio “Salvatore Raiti” di Libera Canicattini Bagni, di presentare il libro della Montanaro per capire meglio come, dopo vent’anni di processi, le rivelazioni di Spatuzza stiano aprendo un nuovo fronte nella lotta alla mafia. “Non è stata casuale la scelta di presentare questo libro – ha detto infatti la referente del Presidio, Desiree Amenta, salutando i presenti – in quanto anche Libera si è costituita parte civile in alcuni dei più importanti processi in atto in questo momento, anche in quelli in cui gioca un ruolo cruciale Gaspare Spatuzza“.
Ad approfondire il fenomeno del pentitismo, in particolare in provincia di Siracusa, costruendo una cornice tematica all’incontro, è stato, nel suo intervento, Francesco Nania, ricordando che “diversi pentiti hanno dato il loro contributo, riscontrabile nelle numerose operazioni antimafia che sono state fatte, con decine di arresti, proprio a cominciare dell’operazione San Michele Arcangelo, condotta proprio dall’allora capo della Squadra Mobile, Angelo Migliore“. E proprio l’ex investigatore e importante dirigente della Questura di Siracusa in uno dei periodi più “caldi” dell’attività mafiosa nel siracusano, Angelo Migliore, ha raccontato la sua esperienza diretta in merito all’importanza dei pentiti nelle indagini investigative.
“Il pentito – ha detto – non è altro che la trasformazione dell’ex “confidente” di polizia in un soggetto che, nella veste di pentito, finalmente appare pubblicamente. Fra queste due figure, in realtà, la differenza è notevole, perché il “confidente” si limitava a riferire agli ufficiali di polizia giudiziaria quello che era in sua conoscenza per farsi bello nei loro confronti o perché, ogni tanto, c’era la possibilità di elargire qualche piccola somma. Il nome del “confidente”, per una disposizione del codice di procedura penale, non doveva essere rivelato in nessun caso e rimaneva anonimo, quindi in sede processuale non si poteva fare uso di quello che aveva detto. Il pentito, al contrario, è quello che sostiene le sue accuse fino alla sede dibattimentale, il che significa che ha consentito ai collegi giudicanti di far tesoro delle proprie dichiarazioni nei processi. Purtroppo, però, ho avuto la sfortuna di non usufruire mai della collaborazione di alcun pentito. L’operazione San Michele Arcangelo, che fu l’ultima operazione della squadra mobile da me condotta, non si avvalse della presenza di nessun pentito nel corso dell’attività investigativa preliminare».
Una precisazione tra “confidente” e “pentito”, quella dell’ex capo della Squadra Mobile, che ha aperto, introdotta da una scheda di Marta Silvestre del Presidio “Salvatore Raiti”, il dibattito su Spatuzza e le sue rivelazioni, raccolte e raccontate da Giovanna Montanaro. La sociologa e scrittrice ha così illustrato, ad un pubblico sempre più attento, ma soprattutto informato e curioso, come è nato il suo libro che racconta due storie, quella di Gaspare Spatuzza, con il suo sofferto cammino di pentimento e conversione religiosa, e quella di una Italia sconvolta dalle stragi, e dopo, come nella storia dei grandi misteri stragisti (da piazza Fontana in poi …) anche dei “depistaggi”, evidenziando la presenza, anche in questo caso, di “soggetti o strutture deviate”.
«Avendo lavorato molti anni in Commissione Parlamentare Antimafia – ha detto Giovanna Montanaro – e avendo acquisito molti atti processuali, ho maturato un desiderio di verità. Da sociologa sono anche molto interessata a comprendere come può nascere un percorso di riscatto in un uomo che ha compiuto efferati delitti e che ha conosciuto gli abissi del male». Le rivelazioni e la “verità” di Spatuzza hanno avuto riscontri nelle attività d’inchiesta e lui, oggi, viene considerato un pentito “credibile”, che certamente sta contribuendo a leggere meglio e a capire tante pagine buie del fenomeno mafioso degli ultimi 20/30 anni in Italia. Tutte considerazioni che non sono sfuggite al pubblico attento e interessato, presente nell’aula consiliare del Comune di Canicattini Bagni, che con le sue numerose domande si è voluto confrontare apertamente con Giovanna Montanaro nel tentativo di far luce sugli aspetti ancora oscuri del periodo stragista e sul rapporto sistemico fra mafia e politica.
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