Il museo con 16 dipendenti e nessun visitatore: questo il servizio “dedicato” al museo Antonino Uccello dalla trasmissione “l’Aria che Tira”, andata in onda su La 7 martedì scorso. La storia del museo che Palazzolo Acreide ha dedicato al concittadino poeta Antonino Uccello sotto i riflettori delle telecamere in un servizio firmato da Antonio Condorelli.
“Un attacco gratuito alla memoria di un Popolo, un atto denigratorio nei confronti dell’antropologo e poeta Antonino Uccello e della sua alta e nobile opera di salvaguardia e difesa della memoria della Sicilia svenduta in cambio di pochi secondi di popolarità”. Così l’On. Vincenzo Vinciullo, Presidente f.f. della Commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’ARS, definisce però il servizio. “Ormai – ha commentato l’On. Vinciullo – non dovremmo più stupirci di fronte a certi modi di fare giornalismo, eppure provo sempre dispiacere e disappunto di fronte a certi servizi che pur di creare una notizia sono pronti a calpestare la memoria, la storia e le tradizioni di una Terra e del suo Popolo, specie se la Terra in questione è la Sicilia. La mia Terra, la stessa di Giuseppe Fava, che il giornalismo d’inchiesta ha dimostrato di saperlo fare, capace di denunciare i peggiori cancri della nostra terra di Sicilia senza mai svenderne la storia”.
La Casa Museo fu aperta nel 1971 da Antonino Uccello e alla sua morte fu acquistata dalla Regione siciliana. Oggi con la sua ricca e interessante raccolta di materiale etnografico siciliano rappresenta uno dei pochissimi esempi di Museo etno-antropologico presenti in Sicilia. “Dispiace – ha continuato l’On. Vinciullo – che l’inviato della trasmissione televisiva L’aria che tira, preso dalla foga di stare sulla notizia, ammesso che si possa parlare di notizia, non abbia colto lo spirito di un luogo che a definirlo sacro non si commette peccato. Un luogo prima di tutto custode di un’anima: la sicilianità. Un sentimento che Quasimodo descrive magicamente nella Poesia “Lamento per il Sud” e che riaffiora in Antonino Uccello quando, emigrato nel 1947 al Nord per adempiere alla sua missione di insegnate di scuola elementare, viene assalito da una crescente paura di perdita del passato, la stessa paura che da li a poco lo spingerà ad adoperarsi per salvare gli oggetti della propria memoria e con essi la propria anima, con la consapevolezza di chi sa che nella memoria storica di un popolo scorre la linfa vitale del futuro“.
Conclude il deputato regionale: “Una missione forse semplice la sua che può trarre in inganno i più sprovveduti, a tal punto da confondere la sua opera come una semplice raccolta di inutili oggetti provenienti dalle campagne. Un errore prevedibile e comprensibile, specie se non se ne coglie il leitmotiv. Un pensiero alto e nobile che sfugge ai più distratti che magari, erroneamente, si limitano a guardare al Poeta come a un semplice Maestro elementare, ma che di certo non può impedire ai i più attenti osservatori di coglierne le sottili affinità con uno dei più grandi intellettuali del 900, Jacques Le Goff, impegnato a diffondere l’importanza di tramandare ai giovani la conoscenza della storia del passato, elemento indispensabile per pensare al futuro e per agire bene. Sono certo che ognuno di noi in fondo ha un’anima che si specchia nella missione che giornalmente, con molta umiltà ci accingiamo a compiere, ma mi riesce difficile credere che la missione del buon Condorelli possa essere rivolta a fare dei giovani degli orfani del passato, per utilizzare le parole di Le Goff. Pertanto invito personalmente il giornalista Antonio Condorelli a ritornare insieme a me a visitare la Casa Museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide per comprenderne lo spirito, la storia e magari riconoscerne l’anima”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo