Com’è noto, dal 1° gennaio 2013 entra in vigore la TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi indivisibili), introdotta dal c.d. “decreto salva Italia”, in sostituzione sia della vecchia TARSU che della TIA.
La TARSU è servita esclusivamente a finanziare il servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani; la TARES, invece, coprirà anche i costi dei “servizi indivisibili” (illuminazione pubblica, sicurezza, manutenzione strade, verde pubblico, ecc.).
La TARSU andava esclusivamente ai Comuni, la TARES quest’anno andrà in parte anche allo Stato.
Consiste in una imposta basata:
sulla superficie dell’ immobile di riferimento e dalla numerosità del nucleo famigliare, per le utenze domestiche.
Sulla somma di metri quadrati dell’immobile e tipologia di attività ospitata per le utenze non domestiche.
Ha come obiettivo la copertura economica per intero del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti del Comune.
La maggiorazione obbligatoria di 30 centesimi al metro quadro dell’immobile o dell’area occupata dal contribuente, imposta dal Governo, per la copertura dei cosiddetti «servizi indivisibili» comporterà un aumento medio di oltre il 20% rispetto alla TARSU a carico delle famiglie (studio FEDERCONSUMATORI ). I Comuni non potranno decidere sconti su questa maggiorazione (fonte di Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/7gD28)
Ancora peggio per commercianti ed aziende: secondo le stime di CONFCOMMERCIO, la nuova tassa costerà il 60% in più, con rincari record per bar (fino a 370%) e ristoranti (fino a 550%).
A lanciare l’allarme il sindaco di Palazzolo Acreide, insieme ai sindaci dell’Unione Valle degli Iblei, il quale afferma che “la TARES rappresenterà l’ulteriore imposizione fiscale a carico delle famiglie e del mondo produttivo che potrebbe indurre qualche operatore economico alla chiusura della propria attività con conseguente aumento della disoccupazione. Sicuramente, insieme all’IMU, è un altro tributo attraverso il quale lo Stato preleva risorse economiche dal territorio per il mantenimento di alcuni servizi nazionali (es. sicurezza, ecc.)”.
Ai Comuni e agli amministratori l’obbligo e l’onere di applicare il predetto tributo che solo in parte consentirà di fronteggiare il taglio dei trasferimenti statali agli enti locali.
L’unica strada percorribile è incrementare il recupero e riciclo dei rifiuti solidi urbani, nonché avviare la frazione umida al compostaggio in modo da potere usufruire degli sconti sulla tariffa previsti dall’apposito regolamento.
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