Ferla e Buscemi, Cultura/I Art: al via “Artist in Residence”, i 30 artisti italiani e stranieri sono già in Sicilia

Si sono ritrovati e “riconosciuti” alla Fonderia della Cala a Palermo, prima tappa del progetto I Art che li riunisce in Sicilia da varie parti d’Italia e d’Europa, i trenta giovani artisti protagonisti di “Artist in Residence”, la residenza d’artista lungo tutto il mese di aprile.

Dopo il benvenuto a Palermo, i trenta stanno raggiungendo in queste ore i 29 comuni siciliani (due gli artisti nel capoluogo) cui sono stati assegnati e dove saranno impegnati per quattro settimane a reinterpretare l’identità locale e il genius loci secondo il linguaggio pluriforme dell’arte contemporanea.

Un clima molto collaborativo, quello che si respirava alla Fonderia della Cala di Palermo: è qui che gli artisti hanno preso contatto con una realtà già formata ed organizzata che ha offerto a ciascuno un proprio piccolo spazio di visibilità. Dopo l’introduzione di Lucio Tambuzzo, ideatore e direttore generale del progetto, che ne ha tracciato le linee guida complessive, Marina Sajeva di Clac ha condiviso una breve biografia di ciascun artista approfondendone le singole attitudini, il lavoro finora svolto, il criterio di abbinamento con i diversi comuni siciliani. I ragazzi sono apparsi molto motivati, curiosi e pieni di energia: alcuni conoscono bene la Sicilia, per nascita o per precedenti esperienze; altri sono al primo impatto e cercano già di penetrare l’ambiente che li accoglierà. Tutti hanno dimostrato grande vitalità, non solo artistica, e predisposizione a scambi e collaborazioni tra loro.

I trenta di “Artist in Residence”, arrivano in Sicilia da Inghilterra, Germania, Svizzera, Spagna, Austria, Portogallo, dal Kosovo e da tutte le parti d’Italia i 30 vincitori del bando per la Residenza d’Artista (Artist in Residence) in programma in Sicilia, nel mese di aprile, nell’ambito del progetto I Art. In prevalenza trentenni e selezionati da una giuria di esperti sono 17 artisti italiani e 13 colleghi stranieri (o con doppia nazionalità). Quattro le macro aree di riferimento (tra parentesi il numero di artisti scelti per ognuna): fotografia e arte audiovisiva e digitale (8), musica e composizioni sonore (7), pittura e scultura (9), arti tattili e design (6) che include arte orafa, tessile e artigianato. La giuria selezionatrice era composta da esperti – esponenti del mondo dell’arte come Sebastiano Riso, Salvatore Russo, Angela Lipomi e Luca Ruzza – e da tecnici: Marina Sajeva (associazione Clac) e Alice Cordaro (associazione I World).

Tra i 30 artisti selezionati Sara Ricciardi (Benevento 1989) per “Arti tattili e design: Arte tessile, Arte orafa e artigianato” a Buscemi  e Marco Dal Bo (Vittorio Veneto 1985) per “Arti visive” a Ferla.

La prima designer eccentrica e appassionata. Si è formata al Naba di Milano. Da un pò di tempo concentra le ricerche sulle possibili declinazioni della nostra tradizione manifatturiera e sui diversi modi di comunicarla. Ad esempio il suo ultimo progetto riguardante l’antica tecnica toscana del gesso scajola, che verrà presentato per il prossimo Salone del mobile di Milano, è partita analizzando i processi artigianali e diversificandoli con esperienza in loco tramite commistioni materiche e un nuovo approccio tridimensionale rispetto a quello bidimensionale usato fino ad oggi. Per la residenza ha proposto “Il carretto siciliano” – studio dei colori, della narrazione e trasposizione progettuale di questo elemento iconico nell’arredamento. E lei di carretti ne sa qualcosa:  tra i suoi lavori infatti “Happy Carretto”, in partnership con Bosch e Zanotti: una specie di postazione di cucito itinerante, che ha lo scopo di realizzare una produzione di un tubolare in tessuto che fungerà da complemento d’arredo per l’azienda
Zanotta famosa per gli imbottiti, ma che è fatta degli incontri umani “imbastiti” nel percorso effettuato dal carretto.

Marco Dal Bo è nato a Vittorio Veneto nel 1985, archeologo, in questo momento vive e lavora a Oderzo (TV). Autodidatta, fin da piccolo legato indissolubilmente con le arti grafiche, in particolare col disegno dal quale tutte le sue opere nascono. Le sue opere nascono di getto, senza particolari scelte, da un istinto non completamente intuibile; costanti sono invece alcuni personaggi e simboli, i quali sembrano costituire una sorta di pubblico o elementi estranei. Essendo archeologo e gran appassionato di antropologia culturale, vorrebbe realizzare un’opera che rappresenti una manifestazione culturale importante per la comunità. Una prima parte del progetto sarà direttamente a contatto con la comunità, sul campo, in modo da capire e decodificare nel miglior modo possibile le pratiche culturali (riti religiosi e quelli apotropaici del mondo contandino) che poi riproporrà sul suo lavoro, rappresentandole però con un linguaggio diverso, secondo quello che è il suo stile pittorico, realizzando un’ opera figurata dal contenuto che ricorda pratiche ancestrali tutt’ora attive ma dai vestiti più che contemporanei.

(Foto Pietro Milici)


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