“Una proposta di candidatura diversa, che non viene calata dall’alto ma che al contrario arriva dal basso, dal territorio, per la cui crescita e sviluppo abbiamo le idee ed una strategia chiare, in linea con le direttive europee che guardano proprio a nuovi sistemi territoriali di governance della quale siamo portatori, che una Sicilia che vuole rinnovarsi e innovarsi deve darsi. Un’esperienza ed una conoscenza che con la mia candidatura all’Ars vogliamo trasferire a tutto il PD e a tutto il centrosinistra all’interno del quale vogliamo confrontarci.
Così Paolo Amenta, già sindaco di Canicattini Bagni sino all’inizio del giugno scorso, dopo due mandati amministrativi, vice presidente di AnciSicilia, di cui è stato anche reggente prima dell’elezione di Leoluca Orlando, e ancora presidente dell’Agenzia di Sviluppo degli Iblei, componente delle commissioni nazionali per le Politiche Sociali e per lo Sviluppo, oltre che di quella per la Valutazione dei Fondi Europei.
L’occasione è stata questa mattina per la presentazione da parte del gruppo dirigente provinciale dell’Area Dem di Siracusa, della proposta della candidatura di Amenta alle prossime regionali del 5 novembre in Sicilia e, pertanto, del suo inserimento tra i cinque nominativi che comporranno la lista del PD per la provincia di Siracusa.
Una candidatura e una presenza, quella di Paolo Amenta nel PD, al quale ha aderito lo scorso anno dopo un lungo percorso di avvicinamento e di lavoro comune con la deputazione che fa riferimento all’Area Dem, da Sofia Amoddio a Marika Cirone Di Marco, presenti stamani alla conferenza stampa di presentazione assieme al vice segretario provinciale del partito, Orazio Scalorino, e a quello cittadino, Riccardo Gionfriddo, che per il coordinatore provinciale dell’area, Enzo Pupillo, “è un valore aggiunto per tutto il partito e per la lista all’Ars, grazie al ricco bagaglio di esperienza e di conoscenza delle problematiche dei territori siciliani, così come delle progettualità di sviluppo e di intervento, che Amenta ha saputo costruire con il suo impegno incensante e l’attività amministrativa che l’hanno visto protagonista non solo nella sua Canicattini ma anche in tutta la Sicilia a fianco degli altri Comuni siciliani. Una candidatura che nasce da questa consapevolezza e dalla straordinaria disponibilità di Marika Cirone Di Marco, deputato regionale uscente, a cui va tutto il mio ringraziamento e quello dell’area per il proficuo lavoro svolto, a lasciare spazio a nuove esperienze che possano rivitalizzare il dibattito in seno al partito e contribuire a rinnovare la Sicilia. Per questo abbiamo già avanzato la proposta alla segreteria provinciale e con oggi la ufficializzeremo negli organismi dirigenti che hanno il compito di comporre la lista”.
E con il gruppo dirigente di Area Dem, questa mattina al centro Pio La Torre di Siracusa, erano presenti anche il sindaco di Canicattini Bagni, Marilena Miceli con molti componenti della sua giunta e della maggioranza consiliare che la sostiene, amministratori e dirigenti del PD provenienti dai vari comuni della provincia.
“Passione e impegno hanno caratterizzato in questi anni il lavoro di Paolo Amenta – ha aggiunto la parlamentare nazionale Sofia Amoddio, componente della commissione Giustizia della Camera e presidente della commissione d’inchiesta sul caso Scieri – un’esperienza ed una visione politica delle problematiche dei territori, in particolare del siracusano, dalle questioni ambientali a quelle sociali, del lavoro, della salute, dell’area industriale e dello sviluppo sostenibile, che il nostro partito non poteva non cogliere. Paolo Amenta rappresenta un patrimonio di onestà, conoscenza e competenza nel quale ci riconosciamo”.
Dopo aver rassicurato i presenti che la sua scelta di non ricandidarsi all’Ars non è data da un abbandono della politica ma, tutt’altro, da un mettersi ancora a disposizione da militante e dirigente, Marika Cirone Di Marco non ha mancato di sottolineare la soddisfazione per il risultato raggiunto dall’Area Dem nel guardare, per le prossime regionali così come per il futuro del partito, agli interessi collettivi, individuando una candidatura di spessore e di impegno, come quella di Paolo Amenta, che in questi anni ha saputo occuparsi non solo del suo Comune ma di un’area vasta come il territorio provinciale e quello regionale per i temi affrontati, con competenza, in tutti i tavoli di confronto, da quelli locali a quelli regionali e nazionali.
“Paolo Amenta dimostra un’energia entusiasmante – ha rimarcato l’onorevole Cirone Di Marco – tipica di chi ha le idee chiare e mette in campo progettualità condivise. Ne sono particolarmente compiaciuta perché vedo accadere quanto mi è stato a cuore: integrare nel partito una personalità così ricca, capace di contribuire a dirigerlo, togliendolo dalle secche in cui troppo spesso si è cacciato, e affiancare al gruppo dirigente e ai simpatizzanti della nostra Area una figura in sintonia con le nostre battaglie e la nostra visione etica e culturale, attorniata peraltro da consensi dentro e fuori la sua Canicattini. In queste condizioni è per me facile lasciare un mandato legislativo, pieno di luci e ombre, al quale mi sono dedicata senza mai dimenticare di dover restare in ascolto delle domande reali del territorio. Conto su chi dopo di me per formazione e impegno potrà continuare battaglie in cui mi sono adoperata con dedizione: per esempio, la tutela dell’ambiente e della salute pubblica, la valorizzazione dei beni culturali, le pari opportunità. Conto su chi come me è consapevole che per guidare processi di risoluzione di problemi complessi, occorre creare sinergie e intese anche tra opposte tendenze. Conto su chi ha consapevolezza che i più solidi e duraturi percorsi di rinnovamento e innovazione istituzionali, politici, culturali richiedono non cesure o fratture ma composizione equilibrata tra generazioni e generi, tra esperienza e freschezza. Di questo ho trovato riscontri nelle proposte programmatiche di Paolo e questo mi incoraggia e mi spinge a dargli fiducia e a sostenerlo».
Proposte programmatiche, per quanto riguarda soprattutto due temi, la solidarietà e l’accoglienza, che hanno pienamente soddisfatto anche il vice segretario cittadino del PD, Riccardo Gionfriddo, che dichiarandosi “positivamente meravigliato”, ha riconosciuto ad Amenta di averli affrontati con competenza e, in particolare, la conoscenza dei meccanismi di reperimento dei fondi, da quelli regionali, nazionali a quelli europei.
“E per quanto riguarda problematiche come accoglienza e integrazione – ha concluso Gionfriddo – va riconosciuto ad Amenta di aver saputo realizzare, nel suo territorio, con il coinvolgimento delle realtà sociali, esperienze positive richiamate a livello nazionale. La sua è una candidatura che arriva dalla provincia, dal territorio, uscendo così da quello schema vecchio che sinora aveva portato il partito a guardare solo alla città capoluogo”.
E lui, Paolo Amenta, dopo aver ringraziato e ricordato, aprendo il suo intervento, Carmen Castelluccio e Pino Pennisi, che sulla sua candidatura e la sua adesione al PD hanno lavorato e creduto da tempo, così come l’amico ex Sindaco di Floridia, Orazio Scalorino, il gruppo parlamentare di Area Dem, Sofia Amoddio e Marika Cirone Di Marco, il Coordinatore regionale, on Giuseppe Lupo, e quello provinciale Enzo Pupillo a cui lo legano anni di confronto sui temi dello sviluppo locale, assieme al gruppo dirigente della sua città, non ha mancato, con la vitalità che lo contraddistingue, di esporre la sua “vision” della politica.
“Una visione, perché in politica bisogna essere visionari e guardare al futuro – ha proseguito Paolo Amenta – avendo la responsabilità e la cura di proporre strategie che mirano solo ed esclusivamente al miglioramento della vita dei cittadini e alla crescita dei territori, che sono certo interesserà tutto il PD, all’interno del quale vogliamo avere cittadinanza e riportare il giusto dibattito e confronto politico. La mia storia politica ed il mio lavoro amministrativo in questi anni sono stati e sono sotto gli occhi di tutti. Quando per soli due voti rispetto al Sindaco di Palermo, ho perso la Presidenza di Anci Sicilia, io Sindaco di un piccolo Comune nato con una piccola lista civica, non dimentico che al mio fianco a sponsorizzare la mia elezione alla guida dei Comuni siciliani, mi sono ritrovato il gruppo dirigente del PD di Siracusa e questa deputazione. Sono convinto che oggi non esistono luoghi di confronto se non in un grande e variegato partito qual è il PD, e più complessivamente in una più vasta area democratica, all’interno del quale vogliamo evidenziare la forza e le strategie dei territori, o meglio dei nuovi sistemi territoriali, ad iniziare dalla provincia di Siracusa, che devono dotarsi di una nuova governance per dare loro nuova attrattività e competitività. Una governance che deve ripartire dai grandi temi come il lavoro, lo sviluppo possibile, che per noi resta quello sostenibile, le riforme rimaste ferme e bloccate, come quelle del servizio idrico integrato, dei rifiuti e del piano dell’impiantistica, degli enti intermedi, e con essi gli interventi sociali alle fasce più deboli, la lotta alle diseguaglianze, un piano della salute che non lasci nessuno indietro, soprattutto le aree interne, la rivalutazione e promozione delle risorse e delle economie dei territori, a partire dall’agroalimentare, dell’artigiano, del sistema delle imprese, che guardi con la giusta attenzione, cosa che è mancata oggi, al futuro dell’area industriale del siracusano e al ruolo strategico del posto di Augusta, ai problemi della sicurezza, dell’accoglienza e dell’inclusione, così come alla programmazione comunitaria, non come è stato fatto sinora da un palcoscenico verticistico slegato dai territori, ma dal basso. I territori devono diventare i veri e gli unici protagonisti delle scelte che li riguardano, del loro futuro, e della spesa per gli interventi comunitari, sinora gestita, male, da una Regione non idonea ad interpretare un nuovo ruolo, fatto di meno decisioni, più condivisioni e garanzia dei risultati. Il rammarico è che oggi i fondi per intervenire ci sono, quelle che mancano sono le strategie e la determinazione di fare scelte che rompano con il passato e ridisegnano un futuro diverso per la Sicilia e per la provincia di Siracusa. Per fare ciò è necessario l’impegno e la condivisione di tutti, ad iniziare dal PD ai territori. Noi, insieme, vogliamo fare la nostra parte”.
Nel corso della conferenza stampa sono stati poi richiamate le line programmatiche sulle quali l’Area Dem di Siracusa ha inteso condividere e proporre la candidatura di Amenta all’Ars.
C’è una Sicilia, e nello specifico la provincia di Siracusa, che deve innovarsi per fronteggiare l’urgente bisogno di garantire risposte non più rinviabili ai suoi cittadini, soprattutto per quanto riguarda il Lavoro (si pensi al 60% ed oltre di disoccupazione giovanile e al quasi il 30% di disoccupazione ordinaria), per frenare l’impoverimento delle famiglie e l’esodo di giovani che sta letteralmente svuotando l’isola e in particolare le aree interne, i piccoli centri, ma anche le aree metropolitane. Per non parlare dei mancati interventi e delle incertezze sul futuro di quel che resta di un’area industriale come quella di Siracusa, vecchia, superata, inquinante, che la politica di questi ultimi anni, nonostante la crisi, non ha saputo indirizzare e finalizzare ad una riconversione ecosostenibile. La non valorizzazione del sistema portuale di Augusta e delle zone franche. L’insufficiente incentivazioni delle risorse e delle eccellenze agroalimentari di un territorio, si guardi a quello siracusano, che può e deve rappresentare, grazie anche al suo vasto patrimonio storico, archeologico, paesaggistico e turistico, un vero e proprio modello di sviluppo sostenibile possibile, pronto a ridurre il gap occupazionale ed economico con le altre Regioni, anche europee, più avanzate. La nostra Sicilia ha bisogno ancora di essere tutelata in termini di salute, insufficiente la ridistribuzione della Rete ospedaliera se le aree interne e montane, come quelle della provincia di Siracusa, restano isolate e tagliate fuori da questo diritto, prive di strutture intermedie di pronto intervento e di sistemi di comunicazione e mobilità adeguati. Occorre sostenere, contemporaneamente, le popolazioni che ricadono nell’area industriale che continuano ad essere prive di strutture oncologiche e di ricerca di primo piano.
C’è una Sicilia che chiede ormai da tempo servizi moderni in linea con un sempre più crescente confronto europeo, addirittura globale, dove il locale si può inserire tramite un reale miglioramento della qualità di vita dei cittadini, e nuove forme di efficienza dei relativi sistemi produttivi, per ridurre le “disuguaglianze”, riacquistare diritti, e guardare al futuro in termini di sostenibilità. Si pensi al Sistema idrico integrato o al Sistema integrato dei rifiuti, privi di una seria programmazione e di infrastrutture che aiutino le Municipalità ad essere efficienti e rispettosi dell’Ambiente e delle norme dettate dall’Europa. Difficilmente, senza una politica che determini come dovrà essere gestito il sistema pubblico dell’acqua, o senza un Piano dell’impiantistica per i rifiuti, si potrà parlare di funzionalità, efficienza ed economicità di questi Servizi primari.
E con essi i servizi alla persona (Pac, Legge 328, Fondo per la non autosufficienza, Riforma Socio Sanitaria), alle fasce più deboli, alla disabilità, in questi anni precarizzati con notevoli tagli alle risorse finanziarie e la penalizzazione di chi opera nei servizi socio sanitari, come le imprese del terzo settore, indispensabili a garantirli, colmando i vuoti della pubblica amministrazione, ma lasciate morire, e con esse migliaia di lavoratori con le loro famiglie, a causa dei ritardi nei pagamenti e, a volte, per l’incapacità rendicontale delle strutture pubbliche che vanno riviste e formate, magari, com’è già avvenuto in provincia di Siracusa con risultati più che positivi, creando sub distretti socio sanitari che gestiscono autonomamente gli interventi di programmazione e di spesa.
C’è bisogno di garantire più sicurezza ai territori, ma non soltanto attribuendo più poteri ai sindaci (si veda l’ultimo DL), ma assegnando loro le necessarie risorse finanziarie e dotandoli di una nuova e più formata polizia locale, che oggi, sempre più composta da personale precario ed ausiliari del traffico, necessita di una riforma complessiva che la trasformi realmente in un Corpo preparato di Polizia al servizio dei territori, per combattere le illegalità e contribuire, dal basso, per il ruolo che le compete, a far sentire più sicure le nostre città, combattere la criminalità organizzata e la corruzione.
C’è bisogno di ridisegnare la governance dei territori, sempre più veri e soli protagonisti del futuro delle comunità, della loro crescita e del loro sviluppo, come ci indica la stessa Comunità Europea con i nuovi sistemi territoriali, per dare loro nuova attrattività e competitività di contesto. Occorre andare oltre l’attenzione oggi rivolta solo alle Città Metropolitane, come sta avvenendo in Sicilia anche per quanto riguarda i trasferimenti finanziari, per non dimenticare che la peculiarità siciliana è di un “territorio diffuso”, fatto di piccoli centri, piccole comunità, più di 300 sui complessivi 390 Comuni in Sicilia, forti di potenzialità che rivendicano quella giusta autodeterminazione che li salvaguardi da una possibile scomparsa, come sta già avvenendo, contrariamente alle politiche comunitarie che invece vogliono dialogare con i nuovi sistemi territoriali, valorizzanti reti di Comuni. In questo senso un concreto modello è quello attivato nel siracusano attraverso la federazione delle municipalità, strumento pattizio che sempre più consensi e adesioni sta riscontrando a livello regionale ed in particolare nell’area vasta interprovinciale di Siracusa e Ragusa, attraverso apposite Deliberazioni di adesione dei Consigli comunali. Un nuovo sistema di “Patto Territoriale di Sviluppo e di Corresponsabilità” per operare assieme (Liberi Consorzi, Federazione delle Municipalità, Aree metropolitane), con uffici unici di programmazione, che gestiscono il sistema Governance dell’offerta di territorio, che va oltre il significato stesso di Autonomia Siciliana, che resta, e deve tornare ad essere, un valore aggiunto per la Sicilia.
I vantaggi dell’autonomia siciliana possono essere immediatamente colti a patto che un coeso partenariato pubblico privato (istituzionale ed economico-sociale) riesca ad attivare un forte sistema di Governance dei processi di sviluppo locale; la Sicilia infatti è piena di forti potenzialità inespresse, solo perché disgregate e non governate. Gli uffici unici di programmazione (di aree vaste omogenee o di politiche di rete) possono e devono, con immediatezza, integrare politiche e fondi tutti orientati al sostegno di processi di sviluppo basati sulle reali potenzialità “dei luoghi”, come vogliono i regolamenti comunitari dell’attuale ciclo di spesa 2014-2020, ed in particolare la Politica di Coesione, che tale ciclo di spesa vuole utilizzare per ridurre i divari tra le Regioni dell’UE. Questo meccanismo consente di sostenere la formazione e lo sviluppo di Reti di PMI e di microimprese (vere economie reali dei luoghi), che vanno a comporre offerte integrate che si sostengono reciprocamente, e sono in condizione, complessivamente, di innovarsi con l’aiuto di “Poli di Competenze tecnico scientifici” agevolatori dell’innovazione, attivati dagli Uffici Unici.
Questo consente di Riterritorializzare la spesa pubblica, evitando l’accentramento da parte della Regione, non idonea ad interpretare un nuovo ruolo, fatto di meno decisioni, più condivisioni e garanzia dei risultati. Così per le opere pubbliche, troppe le incompiute, così per la programmazione dei fondi strutturali (Patto per il Sud, Piano di sviluppo rurale, Fondo sociale di coesione, ecc.), realizzati senza alcun collegamento con concreti “Progetti di sviluppo” (territoriali e/o tematici). Non si può continuare a negare lo sviluppo e a spendere male i fondi che arrivano dall’Europa, sol perché la Regione continua ad accentrare la decisione su quali devono essere gli interventi che invece dovrebbero decidere i territori, unici e autorevoli conoscitori delle loro esigenze e dei loro bisogni. A loro devono essere direttamente ridistribuite le risorse economiche se i programmi presentati risultano in linea con le direttive comunitarie e con il modello di sviluppo programmato dalla Regione. L’intermediazione, i ritardi nell’emanazione dei bandi, le difficoltà di controllo e soprattutto, le indecisioni sulle norme di rendicontazione che in questi anni hanno caratterizzato la politica regionale, di fatto sono stati, e continuano ad essere, un penalty per gli interventi e la crescita. È arrivato il momento di girare pagina se si vuole far crescere la Sicilia.
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