Fede, folclore e “risurrezione”. Il fascino e il mistero dei riti pasquali a Palazzolo, Ferla, Buscemi, Buccheri, Cassaro, Sortino, Canicattini e in provincia di Siracusa

Gli eventi principali religiosi, seppur ognuno con sfumature differenti, sono resi unici in ogni città dalle tradizioni popolari legate alle storie stesse delle comunità. Gli aneddoti, i riti, il folclore ed il cibo, che ha un ruolo di primo piano

Il fascino di tradizioni lunghe centinaia di anni, il mistero di inusuali riti che professano morte e poi gioia e risurrezione. E se nel passato c’era molta fede e l’età moderna è contraddistinta da parecchia disillusione, comunque la riscoperta e la valorizzazione della storia e delle tradizioni dei luoghi, tengono vivo il fuoco di questi strumenti di aggregazione delle comunità e di salvaguardia dei riti ancestrali che altrimenti rischierebbero di sparire. Così come in tutta la Sicilia, anche Siracusa e gli altri centri della provincia più a sud d’Italia si celebra la Settimana Santa con riti che affondano le proprie radici nella notte dei tempi.

La città capoluogo, la zona montana e la costa a sud, in tutte le comunità si celebra la morte e risurrezione di Cristo con la rappresentazione della via Crucis e della “Paci”. Ma gli eventi principali religiosi, seppur ognuno con sfumature differenti, sono resi unici in ogni città dalle tradizioni popolari legate alle storie stesse delle comunità. Gli aneddoti, i riti, il folclore ed il cibo, che ha un ruolo di primo piano. Ma anche la musica, gli eventi e gli appuntamenti organizzati dalle amministrazioni comunali e dalle associazioni che operano nel territorio.

ZONA MONTANA

Un territorio, quello che comprende i centri della zona montana del Siracusano, Palazzolo, Ferla, Buscemi, Buccheri, Cassaro, Sortino, Canicattini, ricco di tradizioni legate alla settimana santa. Palazzolo si prepara a vivere la Pasqua con “a scisa a cruci” che coinvolge tutte le parrocchie e la via crucis cittadina con la partecipazione delle 4 parrocchie. Tra gli eventi culturali, a Pasqua e Pasquetta l’apertura della casa museo con la mostra di manufatti realizzati in occasione dei corsi di tessitura, intreccio cesti, pani rituali, restauro ligneo e falegnameria l’Inaugurazione della mostra “Pasqua. Arte, riti e segni”. La mostra, attraverso l’esposizione di foto, pani rituali, documenti materiali e audiovisivi, punta al coinvolgimento empatico del pubblico verso quei riti e simboli che sono frutto di un secolare substrato religioso e culturale si trova Ferla, che è la “porta” di Pantalica, distante pochissimi minuti dalla necropoli rocciosa patrimonio mondiale dell’umanità.

Anche qui si celebra la Pasqua che è occasione per scoprire le atmosfere dei vicoli e conoscere il borgo, con la tradizionale “sciaccariata’ che celebra la resurrezione del Cristo, tra una miriade di fiaccole accese. Una zona montana che racconta di territori fantastici come Buscemi, con l’itinerario etno-antropologico, che coinvolge vicoli e cortili trasformando la cittadina in un paese- museo. La Pasqua è anche l’occasione per arrivare a Buccheri, il comune più alto della provincia, in un paesaggio dominato dai vicini boschi e dagli alberi di ulivo si celebra nei giorni di pasqua il “passiu santu”, la rievocazione della tragedia che salvò il mondo in dialetto siciliano. Anche a Cassaro la pasqua è una tradizione che si tramanda da generazione in generazione: la “fratellanza” e poi il sabato santo nella chiesa di San Sebastiano con la “Risuscita” . Un weekend di pasqua per scoprire Sortino, il “paese del miele” e porta di Pantalica, che  si prepara al “venerdì santo”, il rito più bello e più toccante della “settimana santa: la processione della statua seicentesca del “cristo alla colonna”, chiamata dai sortinesi “u nummu ru Gesu”, tra momenti di devozione ed eventi culturali. A Canicattini “l’Ecce Homo”, l’antica statua del 1600 raffigurante Gesù sofferente dopo la flagellazione è al centro delle celebrazioni pasquali, con “u lamientu” iscritto nel registro delle eredità immateriali della regione Sicilia.

NOTO

Il venerdì santo è prevista la tradizionale processione della Santa Spina (leggenda narra che si tratti di una delle spine della corona di Cristo, arrivata a Noto nel 1295 grazie a un frate francescano) assieme all’urna del Cristo Morto e alla statua della Madonna Addolorata, scandita dal prolungato Si-Sol emesso da una tromba. La processione comincia alle 20, dalla chiesa del Carmine ed è aperta dalle Confraternite ed  arriverà fino alla chiesa del Crocifisso. Domenica, invece, alle 13 in punto in piazza Municipio è in programma “La Pace”, l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna: le 2 statute arriveranno correndo in piazza tra gli applausi dei fedeli e prima che vengano liberati e fatti volare alcuni colombi, segno di resurrezione e, appunto, pace. 

AUGUSTA

Nella pasqua augustana si rinnova, puntualmente, ogni anno, la secolare e struggente tradizione della “tromba” nella notte del “giovedì santo” che attraversa  tutti quartieri fino a prima dell’alba quando dalla chiesa di San Giuseppe  esce in processione per le chiese e le strade del centro storico  del simulacro del Cristo morto. La tromba ricorda la madre che, per strada, cerca disperata il figlio che è stato catturato  al grido  di “Turi Turi”, il Salvatore accompagnata dal secco rullare del tamburo che ricorda il battito del suo cuore angosciato. Alla processione mattutina fa seguito, intorno alle 18, 30 di venerdì, la cerimonia di un altro Cristo morto che viene prima crocefisso, davanti al mare di piazza delle “Grazie” e poi, dopo essere stato deposto dalla croce, durante la tradizionale “a scisa acruci”, è portato in processione fino all’incontro con  la Madonna Addolorata. Il lutto per la morte di Cristo si tramanda anche a tavola con la tradizione culinaria della pasta con il nero di seppia, che il venerdì si mangia nelle case degli augustani.

AVOLA

Riti secolari e processioni di tale singolarità da aver meritato dall’Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia il riconoscimento quale Patrimonio immateriale d’Italia. È la Pasqua di Avola che, anche quest’anno, come da tradizione, ripropone appuntamenti ricchi di pathos che vedono una partecipazione massiccia da parte dei fedeli.  Il raccoglimento e la preghiera iniziano il giovedì Santo, con il rito della “Reposizione” e l’allestimento dei “sepolcri”. Nelle parrocchie l’altare della reposizione viene addobbato con i cosiddetti “lavureddi”, con singolare dovizia di particolari e grande solennità, tanto da richiamare anche fedeli dai paesi vicini. Il venerdì è il momento della processione della “Spina Santa”, (preceduta dalla predica re setti paroli, a calata ra testa e la scinnuta ra cruci) lungo le vie dell’esagono,  accompagnata dalla banda di Avola, mentre i fedeli seguono in un irreale silenzio. Singolare rito è quello della “Risuscita” del sabato in cui durante la Veglia Pasquale, dopo la liturgia del fuoco, intorno a mezzanotte, nella chiesa Madre, il portone maggiore si spalanca, un fascio di luce illumina il tempio, le campane suonano a festa, la banda intona l’inno e sull’altare maggiore appare la statua di Gesù Cristo risorto, mentre la statua della Madonna della Pace viene portata in processione da Palazzo Lutri – l’abitazione della famiglia nobiliare che la commissionò e dove viene conservata durante l’anno – alla Chiesa di Sant’Antonio di Padova.

Dopo la celebrazione, a notte inoltrata, il simulacro di Gesù Cristo risorto viene condotto in silenzio nella Chiesa di San Giovanni Battista. Infine, la domenica si svolge quella che è forse la celebrazione più famosa della settimana santa: a “Paci”. La mattina, mentre le campane delle chiese suonano a festa, dalla Chiesa di Sant’Antonio di Padova esce la statua della Madonna avvolta in un ampio mantello nero e sistemata su una base processionale portata a spalla. Nel frattempo, i sacerdoti e la banda vanno a prendere la statua di Gesù Cristo risorto, che si trova nella Chiesa di San Giovanni Battista e che da questa viene condotto fuori su una base anche questa portata a spalla. A mezzogiorno le due statue s’incontrano nella piazza Maggiore, gremita di fedeli e, al segnale convenuto, la Madonna lascia cadere il mantello nero (da sotto il quale escono alcuni colombi) ed abbracciando benedice il Figlio risorto tre volte. Questo rito, detto la Pace, viene ripetuto altre sei volte in altre piazze cittadine.

PACHINO

Morte, risurrezione e… “divertimento”. A Pachino la Settimana Santa rappresenta l’esatta commistione tra un passato fatto di folclore e fede, ed una più moderna concezione laica legata della festa, che vede come evento di punta assieme alla Pasqua anche la Pasquetta a Marzamemi. Si comincia il giovedì santo con i “sepolcri”, sera in cui tutte le chiese del territorio rimangono aperte per le visite, e poi la processione dell’Ecce Homo il venerdì, con le caratteristiche piccole edicole votive preparate sul momento nelle varie tappe della ricostruzione dinnanzi alle case dei fedeli. Nella veglia del sabato notte, in Chiesa Madre c’è il “crisi ranni”, ovvero dopo il sacro rito del parroco i fedeli gridano “crisci ranni”, ovvero “Grande resuscitato”, riferendosi alla resurrezione di Cristo. Questa è una delle usanze che sta scomparendo.

Domenica a mezzogiorno in piazza Vittorio Emanuele è il momento della “Paci”, l’abbraccio di una Madonna che alla vista del figlio Gesù si spoglia del mantello nero a lutto e corre ad abbracciare il Cristo risorto, anticipati dai  caratteristici sbandieratori che portano gli stendardi con i vessilli delle chiese cittadine. Con il nuovo millennio, la settimana santa è anche festa a Marzamemi. Il lunedì di Pasquetta il borgo marinaro si riempie di migliaia di curiosi e turisti che adorano trascorrere l’intera giornata tra ristoranti, locali, pub e musica live in ogni angolo della frazione.

 


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