Palazzolo Acreide, stipendi non pagati: sciopero a oltranza degli assistenti sociali dell’Unione degli Iblei

L'assunzione a tempo indeterminato, avvenuta nel 2008, non è stata garanzia di stipendi e indennità accessorie

Assistenti sociali dell’Unione degli Iblei Valle dell’Anapo in assemblea permanente per protestare contro i mancati pagamenti degli stipendi.

I cinque dipendenti che si occupano dell’assistenza sociale per i sette comuni che fanno parte dell’Unione (Buccheri, Buscemi, Cassaro, Canicattini Bagni, Ferla, Palazzolo e Sortino), hanno incrociato le braccia da lunedì, al culmine di un lungo percorso, sostenuto anche da Cgil e Uil, che li vede da anni vittime di un sistema che non regge il peso dei servizi che vuole offrire.

L’assunzione a tempo indeterminato, avvenuta nel 2008, non è stata garanzia di stipendi e indennità accessorie che, da oltre un decennio, continuano ad arrivare a singhiozzo con ovvie conseguenze. Anche sette i mesi di ritardo registrati negli anni passati.

A oggi attendiamo già tre mensilità” spiega la Rsu di Cgil Paola Giansiracusa, assistente sociale nel comprensorio Ferla-Cassaro che si fa portavoce dei suoi 4 colleghi con cui, da lunedì, ha occupato in maniera permanente la sede dell’Unione, anzi ex sede ma nessuno lo sapeva, di Palazzolo Acreide, in via Maestranza.

La protesta è solo l’ultima azione intrapresa dagli assistenti sociali che prima di giungere a questa decisione, più volte hanno chiesto spiegazioni, risposte e incontri, anche al Prefetto, senza mai ottenere alcuna spiegazione concreta.

“Negli anni abbiamo sempre dovuto lottare per avere pagamenti regolari – ricorda la Giansiracusa – ora siamo fermi a settembre 2019 e non c’è alcuna informazione, al momento, riguardo l’erogazione a breve degli stipendi, tra l’altro attendiamo indennità accessorie dal 2013. Da anni sentiamo che verranno pagate ma di fatto non accade, per via degli scarsi o del tutto assenti trasferimenti di fondi da parte di Comuni, Regione e Stato. Tuttavia ci troviamo, vista la peculiarità del nostro lavoro, in una situazione di estrema sofferenza, perché occuparsi dei bisogni dell’altro quando tu stesso ti senti nelle condizioni delle persone che dovresti aiutare non è semplice, ne risente tantissimo la qualità del servizio. Non ci troviamo psicologicamente nella condizione di far bene il nostro lavoro che coinvolge situazioni personali e familiari particolari e delicate. Dopo anni vissuti in queste condizioni ora avvertiamo maggiore la sofferenza e la necessità di avere delle certezze”.


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