Canicattini Bagni, omicidio di Laura Petrolito: il compagno ha agito per gelosia |La rabbia del padre

Nonostante nella coppia ci fossero numerosi episodi di violenza, non si tratterebbe di delitto premeditato, anche se ancora le indagini sono solo all'inizio, e non risultano denunce di maltrattamenti da parte della giovane vittima

Dovrà rispondere di omicidio aggravato Paolo Cugno, compagno di Laura Petrolito e reo confesso del suo omicidio.

Ora rinchiuso in stato di fermo alla Casa circondariale di Cavadonna, il 27enne ha raccontato ai Carabinieri della stazione di Canicattini Bagni e agli inquirenti della Procura di Siracusa, dopo ore di interrogatorio, di aver agito mosso dalla gelosia che è forse anche la causa delle continue liti e del travagliato rapporto della coppia.

L’attività di indagine, come ha spiegato il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Luigi Grasso, è iniziata sabato sera, quando il padre di Laura, a cui la coppia aveva affidato la figlia di appena 8 mesi, ha chiesto aiuto ai Carabinieri. L’uomo non riusciva a mettersi in contatto con la giovane, il cui cellulare risultava staccato, né con il genero che, invece, non rispondeva alle chiamate. Così si è messa in moto la macchina che ha portato, poco dopo, al ritrovamento di Paolo, che vagava fra le campagne in apparente stato confusionale, e di Laura, ormai senza vita.

Sin dal primo momento i sospetti si sono concentrati su Paolo il quale però, in una prima fase, si è chiuso in sé e non ha rivelato alcun dettaglio. Solo a notte inoltrata ha raccontato ciò che aveva fatto, “ha confessato con la lentezza e la titubanza che caratterizza questi episodi – ha precisato questa mattina in conferenza stampa il pm incaricato del caso, Marco Dragonetti – illustrando con dovizia di particolari quanto accaduto“.

In base alla ricostruzione del medico legale, la morte sarebbe avvenuta intorno alle 22, circa 3 ore dopo che i due avevano lasciato la figlia con il nonno materno, e pare che l’omicidio sia stato consumato in un terreno di proprietà dell’indagato dove i due erano andati, oltre che per parlare, per occuparsi di alcuni animali. Il fatto che il corpo della giovane fosse rimasto incastrato fra le lamiere del pozzo, ne ha facilitato il ritrovamento, ma è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per tirarlo fuori.

Nonostante nella coppia ci fossero numerosi episodi di violenza, non si tratterebbe di delitto premeditato, anche se ancora le indagini sono solo all’inizio. “Pensiamo – ha spiegato il procuratore capo di Siracusa Francesco Paolo Giordano – che dalle parole si sia passati alle minacce e poi alle coltellate. Dall’autopsia sapremo altro. Non risultano comunque denunce pregresse. Il delitto è avvenuto nell’ambito di un rapporto travagliato, contrassegnato da tempo da litigi e da un tasso di gelosia elevato. Riteniamo che non ci fosse premeditazione, è stato un classico delitto d’impeto, anzi potremmo parlare di un caso di violenza progressiva, di una progressione della violenza”.

L’esame autoptico è fissato per domani.


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