C’erano anche un centinaio tra Sindaci e Amministratori locali alla manifestazione di oggi indetta da Cgil, Cisl e Uil, sul futuro dei lavoratori precari impegnati nella Regione, nei Comuni e nella Sanità, che aspettano di conoscere il loro destino, soprattutto, se i loro contratti, in scadenza il 31 Dicembre, verranno prorogati.
Alla manifestazione ha dato la sua adesione anche AnciSicilia, l’associazione dei Comuni siciliani, presente con i suoi vertici, ad iniziare dal Presidente Leoluca Orlando e il Vice Presidente, Paolo Amenta, Sindaco di Canicattini Bagni. E proprio da quest’ultimo in quest’ultimo mesi si è alzato il grido d’allarme sulla questione della mancata copertura finanziaria dei precari da parte della Regione che non trasferisce più un centesimo dei fondi dovuti ai Comuni per il 2015.
Come già denunciato da Amenta, su 675 milioni da assegnare ai Comuni per l’anno in corso (360 milioni di euro relativi alla Quota Corrente, 115 milioni delle Quota Capitale, e 200 milioni del Fondo di Riequilibrio per il personale-precari), alla data odierna il Governo regionale è riuscito a trasferire solo 135 milioni (55 milioni della Quota Corrente e 80 del Fondo di riequilibrio). Ben poca cosa per quanto riguarda la voce precari, mentre i Comuni, indebitandosi con le scoperture di Tesoreria hanno continuato a pagare gli stipendi dei precari.
“Ma ad oggi – afferma il Vice Presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta – non ricevendo più trasferimenti dalla Regione e non potendo più accedere a crediti bancari, gli Enti oltre a non riuscire più pagare le imprese sociali del Terzo settore (che tra l’altro lunedì manifesteranno a Palermo davanti alla Regione) che espletano servizi nei Comuni, i fornitori e le imprese, non potranno più far fronte neanche agli stipendi dei lavoratori precari le cui mansioni, ormai divenute essenziali per la tenuta delle strutture degli Enti Locali. La mancata proroga dei contratti, di fatto, metterà ulteriormente in ginocchio la macchina amministrativa e i servizi erogati dagli Enti, così come avverrà in futuro se non si intraprende un definito percorso di stabilizzazione“.
Dal canto suo il Governo regionale anche nell’incontro di oggi a Palazzo d’Orleans con il Vice Presidente Mariella Lo Bello e l’Assessore alla Funzione Pubblica, Luisa Lantieri, e alla quale ha preso parte anche il Vice Presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, non ha saputo dare risposte esaurienti sulle proroghe, rimettendo tutto nelle mani del Governo nazionale, e nell’ormai famoso emendamento alla Legge di Stabilità per la garanzia delle coperture finanziarie dei precari, emendamento non ancora approvato. Dal Governo regionale solo la promessa che nei prossimi giorni, tra lunedì e martedì, dovrebbe far conoscere la quantificazione delle somme in Quota Capitale che potrebbero essere trasferiti ai Comuni come più volte richiesto da AnciSicilia (e con queste somme i Comuni sperano di poter pagare le imprese).
“A parte questa notizia per il resto nulla – continua Amenta – per questo abbiamo chiesto un incontro formale con il Presidente Renzi. La situazione finanziaria della Regione, e per essa dei Comuni, e a catena del Terzo settore e delle imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, è diventata ormai più che sofferente, e il Governo nazionale non può tirarsene fuori. La questione dei precari della Regione, dei Comuni e della sanità siciliana va affrontata una volta per tutte e sanata con un provvedimento che trasformi questi rapporti di lavori ormai più che ventennali, in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, in particolare nei Comuni in dissesto e in quelli che hanno avviato il piano di riequilibrio. Anche perché, in questi anni, nei vari Enti, e sottolineo ancora, soprattutto i Comuni, questi lavoratori sono diventati l’ossatura della struttura amministrativa. E allora – conclude Amenta – se la Regione non riesce a dare una soluzione alla questione, deve essere il Governo centrale ad assumersi la responsabilità del futuro di queste migliaia di lavoratori, non può delegare anche questo ai Comuni già in ginocchio a causa di una crisi finanziaria della Regione e della sacche di povertà e disoccupazione della Sicilia che rende impossibili ad oltre il 50% dei suoi abitanti di pagare persino la fiscalità locale“.
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