I canicattinesi si riappropriano, dopo 60 anni, di un pezzo della loro storia e della loro identità, attraverso la riapertura della cripta della Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, nell’antico borgo originario della città, il cui ingresso era stato sigillato nel 1959, e dove, dai primissimi anni del 1700 al 1840, venivano seppelliti i morti.
Nella serata di ieri, venerdì 27 settembre 2019, è stata, infatti, riaperta ufficialmente, con una cerimonia pubblica, la cripta, ritornata così alla luce e resa visitabile grazie al lavoro di volontariato di alcuni fedeli, professionisti, tecnici e imprese, che l’hanno svuotata dei detriti che vi erano stati riversati negli anni nel corso di lavori all’interno della chiesa, realizzando i sistemi di sicurezza per le visite e recuperando oggetti e i resti delle ossa dei morti che vi erano custoditi, dandogli cristiana sepoltura nel cimitero della città.
“Un’iniziativa di grande rilevanza storica ed artistica, oltre che di fede, che ridona ai canicattinesi un altro importante luogo di culto”, l’hanno definita il presidente e il vice presidente del Museo Civico Tempo, Paolino Uccello, etnoantropologo e guida naturalistica, e il Prof. Tanino Golino, studioso d’arte, che con il comandante della Polizia Municipale e responsabile del Gruppo comunale di Protezione Civile, Giuseppe Casella, sotto l’occhio vigile del Parroco Don Sebastiano Ferla, della Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa e l’autorizzazione delle Autorità Ecclesiastiche diocesane, hanno coordinato il lavoro dei volontari, dopo che nel gennaio scorso, in seguito a lavori di ripristino di alcune parti del pavimento all’ingresso della Chiesa, erano venute alla luce le scale dell’ingresso alla cripta.
Alla cerimonia di riapertura, presentata dal Prof. Tanino Golino, con il parroco don Sebastiano Ferla, sono intervenuti il sindaco Marilena Miceli, presente con tutta la Giunta comunale, il presidente del Consiglio comunale, Paolo Amenta, consiglieri comunali, don Alfio Gibilisco, Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’edilizia di Culto dell’Arcivescovado, l’Architetto Giuseppe Armeri della Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa, gli storici prof. Vincenzo Ficara e il dott. Salvatore Petruzzelli, che hanno ricostruito il periodo dei seppellimenti nelle Chiese canicattinesi, il geometra Carmelo Santoro che ha parlato della tradizione dei morti, il Comandante Giuseppe Casella che ha ripercorso le fasi dell’intervento per portare alla luce la cripta e l’orafo Massimo Scirpo che tracciato un primo esame dei monili ritrovati.
“L’iniziativa di questa sera – ha sottolineato il sindaco Marilena Miceli – contribuisce notevolmente alla ricostruzione storica della memoria e dell’identità della nostra comunità. Un passaggio indispensabile, quello di conoscere il proprio passato che ci permette di costruire il futuro. Un momento reso possibile, come ormai avviene da tempo nella nostra città, dalla sinergia di pezzi della nostra comunità, dall’associazionismo, alle imprese, al terzo settore, a tanti cittadini e professionisti. Un’azione di volontariato che ricostruisce un altro pezzo di identità storica della nostra Canicattini Bagni. Un ringraziamento quindi a quanti hanno reso possibile tutto questo”.
“Un ulteriore elemento – ha aggiunto il presidente Paolo Amenta – per ricordarci da dove si è partiti. Per cui, hanno fatto bene il Parroco, la Curia, la Soprintendenza, i tecnici e i tanti volontari che si sono spesi per questa iniziativa, a recuperare e a restituire a fruizione questo spazio di culto per custodire la memoria dei canicattinesi. Uno spazio che si aggiunge ad un altro importante tassello in tal senso che è il Museo Civico Tempo, per guardare al nostro passato e pensare al futuro”.
Uno spazio della memoria, dunque, che ricostruisce ulteriori periodi storici subito dopo la fondazione della città di Canicattini Bagni, che ufficialmente si fa risalire al 1682, anno in cui fu concessa al Marchese Mario Daniele Partexano, la Licentia populandi (l’autorizzazione del Re Carlo II di Spagna a creare un nuovo borgo in territorio di Canicattini, accogliendo, oltre a quanti già si trovavano nel feudo Bagni, anche le famiglie che a seguito del terremoto del 1693 lasciavano i luoghi di origine.
“Senza dimenticare – ha precisato Don Alfio Gibilisco – che questo è e resta un luogo ed uno spazio di culto e non un museo, dove comunque è custodita e dov’è passata un pezzo di storia di questa comunità, con la sepoltura dei morti dell’epoca, così come avveniva in tante Chiese di quel periodo. Con questo spirito bisogna guardare all’apertura e alla fruizione di questa cripta oggi riportata alla luce”.
Intanto, i numerosi reperti ritrovati, in maggior parte suppellettili legati alla quotidianità (frammenti di ceramica, medagliette votive, rosari, chiavi), appropriatamente studiati ed analizzati, permetteranno di ricostruire uno spaccato della Canicattini Bagni degli ultimi tre secoli.
Il lavoro di pulitura della cripta si è arricchito man mano di ricerche storiche e archivistiche, come ricordato dal dott. Salvatore Petruzzelli, che hanno permesso di trovare informazioni sull’utilizzo come sepoltura della cripta, in uso dall’inizio del 1700 fino al 1840, abbondantemente dopo l’editto di Saint Cloud, emanato nel 1804, con il quale si vietava la sepoltura nei luoghi chiusi, quando a Canicattini bagni fu inaugurato il primo cimitero, dedicato a Santa Filomena, nella parte alta del paese.
“L’auspicio – hanno concluso il parroco don Sebastiano Ferla e il prof. Tanino Golino – dopo aver ridato dignità a centinaia di resti umani umiliati dall’incuria del tempo a dalle alterne vicende storiche, che in particolare le nuove generazioni tornino in questo luogo di sepoltura a pregare per coloro che con immensi sacrifici e lungimiranza hanno dato vita ed esistenza alla nostra amata Canicattini».
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