Riflettere sul senso del Natale dopo la “contaminazione” con i ragazzi migranti di “Casa Aylan”, la struttura per minori migranti non accompagnati della cooperativa sociale Passwork di Canicattini Bagni.
Studenti e insegnanti della scuola media dell’Istituto Comprensivo “G. Verga” di Canicattini Bagni, che con quei ragazzi arrivati dalla parte opposta del Mediterraneo, fuggendo da violenze, guerre, e in molti casi anche da fame e miseria, ormai convivono e studiano da due anni, hanno così provato a chiedersi se il vero senso del Natale fosse veramente sinonimo di felicità e gioia, in un mondo dove le luci sfavillanti, i nastri argentati e i regali non autenticano il senso di arricchimento umano ma appiattiscono l’uomo.
Le storie dei ragazzi di “Casa Aylan”, con le loro esperienze di vita difficili, tristi e completamente diverse dagli alunni frequentanti la scuola media, ha indotto tutti a guardare al Natale come ad un momento di felicità che per loro non è mai esistita, un Natale fatto di guerra, di addio alle proprie madri, di ricerca di un padre che non esiste più, di sbarchi e tragedie che ogni giorno si consumano sulle nostre coste.
E così, insieme alle loro docenti, Liana Bellino e Cecilia Mezio, con il supporto della Dirigente scolastica, Prof.ssa Giovanna Rubera, e di tutta la scuola, in collaborazione con l’impresa sociale Passwork presieduta dal Dr. Sebastiano Scaglione, e il supporto dell’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Paolo Amenta, hanno dato vita ad un Natale diverso: “Un Natale … alla ricerca della felicità”.
Uno spettacolo, realizzato mano nella mano, tra i ragazzi di Canicattini Bagni e i loro amici arrivati dalle zone di crisi del Medio Oriente e dalla Nigeria, che si è svolto ieri sera, Lunedì 19 Dicembre, in un Teatro “Teamus” di via Antonino Uccello, affollatissimo e partecipato, nel Comune canicattinese, già ricco di esperienze e testimonianze di accoglienza e inclusione, diventate, attraverso Passwork, “buone prassi” a livello nazionale.
Per questa ragione, ieri sera sul palco del Teamus, insieme, hanno voluto rappresentare, con canti, coreografie e filmati, tre modi di vivere il Natale: quello di tutti i ragazzi europei fatto di esteriorità e materialismo; il Natale dei bambini soldato che lasciano le proprie madri con una lettera straziante; e il giorno di Natale, uguale a tanti altri, in cui uomini, donne e bambini approdano sulle nostre coste dopo mesi di viaggi interminabili e tragici.
La felicità e la magia del Natale, alla fine, sono stati proprio loro, i ragazzi, senza alcuna distinzione per il colore della pelle, di religione o di nazionalità, ad insegnarla agli adulti: è la felicità che si fonda sul desiderio di stare insieme, di accettare il nostro fratello diverso da noi, di ritornare all’essenziale attraverso il linguaggio della solidarietà, della condivisione e della consolazione.
Per tutti loro, il messaggio contenuto in quel “dare senso al Natale” è passato dalla condivisione con gli altri, che si può sperare nella felicità. Non esiste, infatti, una felicità fatta da individui che vivono la loro vita in solitudine. La ricerca della vera felicità porta solo all’amore e alla pace tra tutti i popoli.
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