“Siamo alle solite, è ormai una costante per i governi, quest’ultimo in particolare, scaricare sui territori, e quindi sugli Enti Locali, tutte le responsabilità e le problematiche delle scelte politiche dei partiti, nel caso in specie quelli sul diritto dei migranti richiedenti asilo, con regolare permesso di soggiorno, di avere la residenza anagrafica e i servizi che ne conseguono. È una questione di civiltà oltre che morale ed umana. Mai un provvedimento dopo un serio confronto con chi ha le responsabilità di governo dei territori, e quindi le municipalità e i sindaci”.
Così il vice presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, attuale presidente del Consiglio comunale e già sindaco, negli ultimi dieci anni, di Canicattini Bagni, in merito al problema sollevato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, presidente di AnciSicilia, e condiviso da tanti sindaci in tutta Italia, di porre in discussione la norma del Decreto Sicurezza varato dal governo Lega-M5S, che impedisce ai servizi Anagrafici dei Comuni di concedere la residenza ai migranti in possesso di regolare permesso di soggiorno e in attesa di accoglimento della richiesta di asilo.
Amenta si schiera con i tanti sindaci, a iniziare dal primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, presidente nazionale di Anci, che in tutta Italia, dal nord al sud, stanno provando ad alzare la voce sul Decreto, meglio conosciuto con il cognome del Ministro dell’Interno, Salvini, che l’ha voluto, non tanto per “violare” una legge dello Stato, consapevoli come sono che le leggi vanno applicate, ma per porre all’attenzione del Governo, che questa nuova legge si pone in contrasto con la Costituzione, i trattati comunitari e internazionali, e una precedente norma del 1998, non abrogata, e richiamata in questi giorni di dibattito dal giurista Sabino Cassese già giudice della Corte Costituzionale ed ex Ministro della Funzione Pubblica, che afferma che le iscrizioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante, sono regolate alle stesse condizioni dei cittadini italiani.
“Non solo – prosegue Amenta – ma siamo di fronte ad una evidente violazione delle norme e dei diritti umani riconosciuti dal nostro Paese attraverso i trattati internazionali sottoscritti, e richiamati nell’art. 10 della Costituzione quando regola la condizione giuridica dello straniero. Inoltre, il Decreto raddoppia da 2 a 4 anni i tempi di attesa per l’istruttoria della cittadinanza, che invece dovrebbero essere molto veloci, trasformandoli in “cittadini fantasmi”. Parliamo di persone, uomini, donne e bambini, che meritano rispetto come più volte sottolineato da Papa Francesco e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il governo vuole occuparsi di Sicurezza – conclude il Vice Presidente di AnciSicilia – e allora inizi a confrontarsi con i territori, con i Comuni, per migliorarne le condizioni di stabilità e quelle delle risorse umane, ad iniziare dalla Polizia Municipale e dagli Uffici dei Servizi Sociali. Ecco che allora si porrà la questione Sicurezza nei nostri territori, che certamente non sono minacciati dallo straniero in regola che richiede giustamente la residenza anagrafica, ma da altri fattori, come le organizzazioni criminali e mafiose, su cui mi pare questo governo dice poco e niente”.
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