Cassaro, Conoscere il territorio: al via l’Ecomuseo della Valle dell’Anapo

Il Centro studio ibleo, in collaborazione col Comune di Cassaro patrimonio Unesco, ha intrapreso una serie di incontri con la popolazione, con le aziende e le associazioni locali per sperimentare un nuovo modo per conoscere e vivere il territorio Ibleo, con le sue caratteristiche storiche, culturali, paesaggistiche ed ambientali.

Il più piccolo comune dell’area iblea, Cassaro, sperimenterà, attraverso l’utilizzo del sistema ecomuseale riconosciuto dalla Regione Siciliana dal 2014, una fruibilità del proprio patrimonio che mira più al riconoscimento della collettività che al consumo dei luoghi.

Un ecomuseo come una realtà dinamica che si muove sul territorio, è un’espressione di una determinata comunità che promuove e conserva il proprio patrimonio, sia esso materiale (mobile e immobile) che immateriale (come le feste, i canti, le danze, le fiabe), esprimendolo in un’ottica di sostenibilità e rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

I primi incontri sono stati propedeutici all’identificazione di alcuni importanti tasselli che andranno a costituire le traiettorie ecomuseali del comune di Cassaro, inserito all’interno della Word Heritage List dal 2005 grazie alla straordinarietà paesaggistica ed ambientale della Valle dell’Anapo, meta di numerosi turisti e walkers provenienti da ogni parte del mondo.

Per l’antropologo Giuseppe Garro – coordinatore e promotore del progetto L’Ecomuseo della Valle dell’Anapo – non bisogna pensare all’Ecomuseo come una “scatola chiusa”, fine a se stessa, ma, invece, come una serie di traiettorie che dipartono e si intersecano sul territorio, facendo risaltare quelle caratteristiche culturali, antropologiche, paesaggistiche e naturalistiche proprie di una determinata area. Un Ecomuseo è una realtà che da un lato contribuisce alla promozione, valorizzazione e al mantenimento della tradizione locale ma dall’atro offre un’apertura verso gli spazzi urbani, alle organizzazioni e alle istituzioni, alle produzioni industriali, alle aziende e all’ambiente in cui queste sono radicate.

Un’istituzione che gestisce, studia, utilizza a scopi scientifici, educativi e culturali il patrimonio complessivo di una comunità. All’interno di queste traiettorie troviamo una serie di coordinate che aprono il visitatore alla comunità cassarese, innanzitutto il Museo di Palazzo Carfì, che racchiude l’identità etnografica della comunità di Cassaro, e che sarà il centro nevralgico da cui si irradieranno i vari percorsi, come quello legato alle architetture “maggiori” (le chiese e i palazzi nobiliari) e quelle “minori” (le abitazioni rurali, le masserie e le case urbane), quello dei sensi e degli odori (in cui saranno adibite alcune aree, all’interno di quartieri specifici, dove sarà possibile conoscere, odorare e raccogliere alcune delle erbe spontanee del promontorio Ibleo), quello della memoria dei luoghi (dove leggere i fatti accaduti all’interno della comunità), le aree storico-archeologiche (tra le più importanti ricordiamo quella di contrada Serranieri) e quelle naturalistici e paesaggistici (come il vecchio tracciato ferroviario situato all’interno della Rno “Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande” o ancora al sentiero Frassati).

Questi grandi percorsi si intersecheranno a loro volta alla vita quotidiana della comunità, quindi si avrà l’occasione di conoscere i prodotti locali (grazie al connubio con le aziende agricole) ma anche l’ospitalità dei cassaresi. Alcune app infatti aiuteranno i fruitori a stabilire dei legami con le famiglie, con “Gnammo”, ad esempio, sarà possibile pranzare e cenare, a costi bassissimi, con i locali (sperimentando in modo intimo la vita quotidiana del villaggio) oppure alloggiare grazie al sistema bad sharing, soprattutto durante le feste tradizionali e le sagre popolari.

Si diffonde così l’idea di territorio come risorsa inesauribile che, se integrata con un accurato piano di sviluppo e con il sostegno dell’amministrazione locale, attrae e genera valore agendo in un’ottica di sostegno e valorizzazione del territorio stesso, generando riconoscimenti collettivi che possono diventare veri attrattori di peculiarità locali su cui la comunità, le organizzazioni della società civile e le istituzioni pubbliche possano dialogare attivamente.


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