Ha fatto tappa a Canicattini Bagni la carovana di Libera “Miseria Ladra” contro le povertà e le mafie

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
” (art. 3 Cost. It.).

Ha aperto il suo intervento leggendo l’art. 3 della Costituzione italiana, Umberto Di Maggio, presidente regionale di LIBERA, che questa mattina in Piazza XX Settembre a Canicattini Bagni ha guidato la carovana di “MISERIA LADRA”, la campagna nazionale contro le povertà, il cui tour iniziato lunedì da Favara nell’agrigentino, ha attraversato la Sicilia, facendo tappa stamane nella cittadina iblea del siracusana, per concludersi nel pomeriggio a Leonforte nell’ennese.

Con Di Maggio, anche Veronica Taschetti del coordinamento regionale di Libera, e gli iscritti del Presidio Libera “Salvatore Raiti” di Canicattini Bagni con la referente Desiree Amenta e Giovanna Raiti. Presenti anche il vice sindaco e l’assessore al Welfare di Canicattini Bagni, Salvatore La Rosa e Marilena Miceli, il segretario della locale Cgil, Salvo La Rosa, don Maurizio Casella, parroco della Chiesa Maria SS. Ausiliatrice, i giovani di Pensiero Canicattinese e l’Ente Fauna Siciliana.

Promossa dal Gruppo Abele e da Libera, la campagna di “MISERIA LADRA”, è stata in questi giorni un confronto diretto con i cittadini, e con tutte quelle realtà sociali, ad iniziare dalle Caritas e dalla parrocchie, con il Terzo Settore, i servizi sociali dei Comuni, i sindacali, studenti, comitati, associazioni, movimenti e giornali, intenzionati ad affrontare il tema delle nuove povertà e del contrasto civile a mafie e corruzione, portando avanti le proposte che da subito possono rispondere alla crisi materiale e culturale, oltre che rafforzare la partecipazione e rivitalizzare la nostra democrazia.

La disuguaglianza e l’ingiustizia sociale mettono a dura prova la democrazia – è stato sottolineato nel corso degli interventi anche da parte dei cittadini che hanno preso la parola -. Una società fortemente diseguale, che preclude i meccanismi di promozione sociale al suo interno, che coniuga svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza i diritti degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, mina la coesione sociale e pregiudica l’identificazione tra pari cittadini”.

E in un paese diseguale e precario sono le mafie a trarne i benefici: 54 i clan impegnati in attività di riciclaggio e usura. La corruzione si sostituisce al rispetto delle regole e della convivenza fondata sulla certezza del diritto, inquinando ulteriormente il clima della nostra democrazia.
Bisogna necessariamente sconfiggere i mafiosi ed i corrotti – ha concluso Umberto Di Maggio – con la legalità, applicando la Costituzione, e ridando dignità e diritti a tutti i cittadini, senza distinzione alcuna”.

Secondo i dati del rapporto Istat del 2012 sono 9,5 milioni le persone in povertà relativa e 4,8 in quella assoluta. Per Eurostat un italiano su tre è a rischio povertà. I minori indigenti sono passati da 723 mila a oltre un milione. Il rischio di rimanere in condizioni di indigenza nel nostro paese è tra i più alti d’Europa: 32,3% rispetto alla media del 26%. La dispersione scolastica ha subito un impennata, arrivando al 18,2% contro il 13,5% della media europea. Il 63% delle famiglie ha ridotto la spesa alimentare. Il 40% vive in condizioni di deprivazione materiale; una famiglia su quattro soffre di deprivazione materiale grave. Sul versante occupazionale viviamo una crisi senza precedenti: oltre 3,2 milioni di disoccupati, più del 40% di disoccupazione tra i giovani con punte ben oltre il 50% al sud, 4 milioni di precari.

Dall’inizio dell’anno sono moltiplicate le notizie di furti di generi alimentari e vestiario. Furti per povertà. Casi di miseria e povertà, casi in cui la dignità dell’essere umano lascia il posto al bisogno ed alla necessità di sopravvivenza. Ladri di miseria. Miseria ladra.

Dal canto loro, gli Enti locali, ultima e unica frontiera con il cittadino, si dibattono tra mille difficoltà: al di là delle diverse sensibilità che li caratterizzano (che comunque, come nella piccola realtà di Canicattini Bagni dove, tra borse lavoro, buoni acquisti, sostegno alle famiglie, e calmieramento dei servizi, sono in grado di fare una differenza), i tagli lineari della spesa, l’indebitamento, l’impossibilità di investimento, e lo svuotamento da parte della Regione Siciliana, del fondo per i servizi sociali, ad iniziare dalle legge 328, impediscono una qualsiasi soluzione strutturale all’avanzare delle nuove povertà.

Sono 10 le proposte avanzate nel corso della campagna, e già prima anche alla politica, ai candidati alle europee, ai gruppi parlamentari, per intervenire su situazione emergenziali e contingenti che vanno affrontate e risolte nell’immediato:

1. Ricostituire, da parte del nuovo governo, il fondo sociale e il fondo per la non autosufficienza ai livelli del 2008, definiti allora un “punto di partenza” a incrementazione annua successiva;
2. Attuare una moratoria ragionevole rispetto l’immediata esigibilità dei crediti da parte di Equitalia e dal sistema bancario, negoziando modalità differenti di pagamento in base alle varie situazioni di insolvenza;
3. Onorare velocemente, come prevede l’Europa, i debiti da parte delle Pubbliche Amministrazioni a partire dai “fornitori” di beni, prestazioni e servizi;
4. Programmare una “allocazione diversa delle risorse a saldo invariato” al fine di reperire i fondi per gli interventi di contrasto alle povertà (esempio: abolire i CIE e riconvertire le risorse per l’inserimento e l’integrazione delle persone migranti; tagliare alcune spese militari da utilizzare per il sociale e per la riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica; rivedere i progetti di alcune “grandi opere” a carattere molto controverso, utilizzando quelle risorse per risanare il dissesto idrogeologico di molti territori del nostro paese e valorizzare l’agricoltura biologica e sociale);

5. Sospendere gli sfratti esecutivi, offrendo nuove opportunità di negoziazione e garanzia per il pagamento del fitto, a protezione del reddito dei piccoli proprietari che sull’acquisto della casa hanno messo i loro risparmi a garanzia di un futuro spesso non coperto da pensioni;
6. Rimettere sul mercato il patrimonio immobiliare sfitto, con le dovute mediazioni e tutele per i piccoli proprietari, e garantire un meccanismo più rapido per l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie per uso sociale;
7. Estendere la pratica che si è attuata in molte città rispetto ai senza dimora, concedendo la residenza presso il Municipio o in un’altra sede comunale a tutte quelle figure che possono essere definite “temporaneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, le vittime di tratta, le vittime di violenza che, in virtù di tale dispositivo, vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stesso e potrebbero avere maggiore possibilità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”;
8. Erogare il Reddito di Cittadinanza, o eventualmente un altro dispositivo di tutela generalista, come strumento essenziale per le politiche attive del lavoro;
9. Mantenere e rendere di nuovo pubblici i servizi basici essenziali e difendere i beni comuni (come acqua, sanità, scuola, trasporti, energia e rifiuti), sono obiettivi che rappresentano strumenti concreti di contrasto alla povertà, garantendo pari dignità a quelle categorie sociali che hanno dovuto fare a meno di servizi fondamentali, rendendo più equa la distribuzione della ricchezza;
10. Rinegoziazione del debito.
Diventa improrogabile affrontare il tema della rinegoziazione del debito pubblico attraverso un audit pubblico per evitare di creare ricchezza esclusivamente per il pagamento degli interessi sul debito invece che per il sostegno alle persone.


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