L’Italia in piena emergenza coronavirus: la storia di Paola, di Palazzolo, che c’è già passata a Hong Kong

Paola Pannuzzo - 31enne di Palazzolo Acreide - che vive e studia a Hong Kong impegnata in un dottorato in ingegneria strutturale al The Hong Kong Polytechnic University

L’Italia, Siracusa, è in piena emergenza da coronavirus. Ma c’è chi – italiana, siracusana – ha già vissuto in crisi per settimane, fuori casa, senza alcun conforto famigliare. E ha deciso di raccontarlo ai suoi amici attraverso i social (come anticipato da Federica Puglisi su palazzoloacreide.italiani.it). Lei è Paola Pannuzzo – 31enne di Palazzolo Acreide – che vive e studia a Hong Kong impegnata in un dottorato in ingegneria strutturale al The Hong Kong Polytechnic University.

Ha vissuto lontana da casa, dalla famiglia, dai suoi cari ma ora che – almeno lì – il peggio è passato, ha raccontato la sua esperienza in un lungo post su Facebook. E abbiamo deciso di raccontare il suo diario della quarantena, un po’ per capire che non siamo soli e un po’ per raccogliere la testimonianza di chi è già passato da questa situazione. Ecco la testimonianza di Paola Pannuzzo:

Hong Kong, 28 Gennaio 2020: Casi confermati 9 ( n o v e !!) . Chiuso tutto.
Università chiusa, di nuovo. L’avevano appena riaperta dopo i moti studenteschi del Novembre 2019. Chiudiamo tutto di nuovo. Ecchecazz. E il paper? E gli esperimenti? E il collega bloccato in Hubei? L’indiano è scappato a casa con l’Intercity notte Hong Kong Stazione Novella– New Delhi Centrale, ma come? Hanno detto di non muoverci. Ehhh. E io ecchefaccio? Aiuto, ‘ndo vado? Torno a casa? Il mio prof “ Statti ferma”, mio fratello“ Arricampati eicasi”, mamma “tu a sapiri”. Papà non dice niente. Va bene mi sto qui”.

30 Gennaio ( 15 casi!): C’è tensione. Anche solo vedere tutti i supermercati svuotati (menomale che la Nutella ai cinesi non piace, e me la magno tutta io, ihihihi), palestra chiusa, file immense per le mascherine, ma posso andare a correre? Me la posso comprare la frutta al mercato? Ma stasera c’è la festa- ma statti bbbbona a casa-e ma c’è il dj bravo, sto con la mascherina e niente limoni e bevo solo dal mio bicchiere, per favoooree- vabene vai! ( I dialoghi sono tra il mio lato giudizioso e quello mattacchione che prende per il culo quello giudizioso, tutti i giorni così)

3 Febbraio: Emergenza, Rientri dalla Cina dopo il Capodanno Cinese. Possono rientrare? Si, no? Nessuno sa niente (Nel mentre in Italia hanno sospeso tutti i voli – diretti (!) – da e per la Cina, accussì). A Hong Kong, autoisolamento per chi rientra dalla Cina per 14 giorni, giusto giusto così, ah… ma li mettete nel dormitorio? Cioè proprio nelle stanze accanto alle nostre? Ecchecazz, Io sono una dei tutors del dormitorio, riunioni su riunioni per capire come fronteggiare questa situazione inedita per tutti.

Autoisolamento ( Self-Quarantine, SQ) significa che non puoi uscire dalla tua stanzetta per 14 giorni, per nessun motivo, se non per casi eccezionali. Chiediamo, quali sono i casi eccezionali? Il compleanno di nonna? NO, per esempio la mamma sta per morire e vogliono vederla per l’ultima volta. Questi sono i casi eccezionali. Ah. E così che passiamo ore e ore e giorni di riunioni insieme al rettore, al vice rettore, ai vertici amministrativi a discutere su chi e come distribuire gli shampii, la colazione, i termometri, il pranzo, gli assorbenti, la merenda, le mutandine, la cena. E niente, lo dobbiamo fare noi, a turno. E si fa. Reperibilità h24. 5 tutor, io, un ragazzo cinese di Wuhan mai potuto ritornare a casa – nemmeno per le feste!- , un ragazzo del Ghana e due ragazze cinesi rientrate da altre province della Cina, e perciò, anche loro in autoisolamento. Quindi all’attivo 3 + il professore, per circa 50 residenti in SQ.

Gruppo WeChat, in cui gli autoisolati ci informano della temperatura tre volte al giorno e ciò di cui hanno bisogno. L’acqua calda per il te. Evabbè mo pure l’acqua calda!?! E vabene compriamo il bollitore a ciascuno. E quindi passiamo le giornate a distribuire la colazione, e poi la frutta, e poi l’acqua, e poi il pranzo e poi la cena. Lasciamo tutto a terra davanti alla loro porta e bussiamo senza toccare niente con le mani. Rischioso? Forse. Messaggi più rilevanti: “ Ma posso uscire per andare al supermercato, metto mascherina, non tocco niente, entro un’ora torno, te lo prometto” NOOOOOO. “ Oggi è il giorno del mio compleanno, me la comprate per piacere una fetta di torta, vi do i soldi!” Ma anche una torta intera gioia mia! “Temperatura 36.9” . Panico, te prego misuratela di nuovo. Oh ca**o, c’è un caso sospetto. C’è autoambulanza giù e tanti tipi travestiti da trasportatori di amianto. Chi è? Perché non ce l’hanno detto? Falso allarme”.

14 giorni così.

Oggi è più tranquillo, seppur i casi aumentano ancora, ma vorrei dire il peggio è passato. Sì, maledizione, c’ è stata tantissima tensione e paura e capisci cos’è l’emergenza. Perché allo stesso tempo non puoi fare altro che metterti a disposizione della comunità, quale essa sia, in questo caso ragazzi cinesi infilati in delle camere per 14 giorni, gli compri il panino del Mc Donald, anzi, le ali di pollo che gli piacciono tanto, gli mandi il messaggino della buona notte e del buon giorno così non impazziscono. Però piano piano ti rendi conto che sei tu che stai impazzendo, ti raggomitoli nel letto la sera sul lato sinistro verso il muro e piangi, in silenzio, e pensi che ci fai qui, da sola, dall’altro lato del mondo a provare a studiare delle imperfezioni su una sezione d’acciaio mentre fronteggi un’epidemia in corso. E non puoi dirlo a mamma per non farla preoccupare. Va tutto bene.

E ti guardi Sanremo e Bugo che abbandona il palco. E ne ridi con gli amici. Piccole, piccolissime cose. Nel frattempo lezioni online, io che vado a fare gli esperimenti ( risultano come attività urgenti) in una università fantasma , ovunque vai ti misurano la temperatura e ti danno disinfettante. Videochiamate con il mio professore per aggiornarlo su cosa sto facendo, sempre con quell’ansia da dottorato, quel cane attaccato al collo, io: “E se mollo tutto e ripiglio, forse, quando è tutto finito?” e lui che ti dice “ ahaha, troppo tardi, anche io che da fuori rido in realtà voglio piangere pure io, andiamo avanti”. E allora piangiamo tutti insieme. Ah ah. Ah. E capisci che siamo tutti nella stessa barca, dal più grande al più piccino, e quello che sto imparando è che ci sono cose che possiamo tenere sotto controllo e altre completamente fuori controllo, concentriamoci su quello che possiamo fare!

E quando muoio dalla nostalgia o dall’ansia, mi affaccio alla finestra, guardo il mare, sento persino il trombone del traghetto o forse è il fischio del treno. E allora mi concedo una capatina, sì, in Sicilia, da mamma, tanto il genere umano è lo stesso perduto, e c’è un treno che parte per il Sud alle sette, da lì a dieci minuti, faccio il biglietto, e comincio un lungo viaggio notturno. Attraverso le Calabrie, gallerie su gallerie, nella notte, in bocca a un monte, dinanzi al mare, a nomi di sogni antichi, Amantèa, Maratèa, Gioia Tauro. E il mio piffero interno suona un attimo melodioso, non più lamentoso e mi addormento così. [Tratto da Conversazione in Sicilia, Elio Vittorini]

E passa, passa tutto. Anche il coranavirus. Da Hong Kong è tutto. E Forza mia Italia!! E Muovetevi fermi!


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