Si celebra domani la Giornata Nazionale del Ringraziamento. La Diocesi di Siracusa celebrerà l’iniziativa, promossa dalla Coldiretti, a Palazzolo Acreide, nella parrocchia di San Sebastiano. Alle 10.30 la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, alla presenzadi tutte le rappresentanze dei coltivatori diretti. Subito dopo la benedizione dei mezzi agricoli in piazza. “Saranno portati i doni della terra in offerta – ha detto mons. Sebastiano Amenta – che poi saranno distribuiti ai poveri“.
La Commissione Episcopale per i problemi sociali ed il lavoro, la giustizia e la pace nel messaggio inviato per la 63. Giornata nazionale del ringraziamento ricorda “Come Vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro ci rivolgiamo ai giovani. Carissimi giovani, che avete scelto di restare nella vostra terra per lavorare i campi, con dignità e qualità, per fare della vostra campagna un vero giardino. Vi siamo grati e sentiamo che questa vostra vocazione rinnova l’intera società, perché il ritorno alla terra cambia radicalmente un paese e produce benessere per tutti. Certo, tra voi c’è anche chi lavora in campagna rassegnato, perché non ha trovato altro e forse vorrebbe una realtà di lavoro diversa, magari più gratificante.
Ci permettiamo di esortarvi: non rassegnatevi, ma siate protagonisti, trasformando la necessità in scelta, immettendo in essa una crescente motivazione che si farà qualità di vita per voi, per le vostre famiglie, per i vostri paesi. Pensiamo anche ai giovani immigrati, che lavorano nei campi, negli allevamenti, nella raccolta della frutta. Anche a voi suggeriamo di fare di tutto per esprimere una qualità e una professionalità crescente, in particolare attraverso lo studio e la conoscenza delle lingue, per farvi apprezzare ed entrare così a fronte alta nel mercato del lavoro rurale, che vi riconosce ormai indispensabili.
Agli imprenditori agricoli italiani chiediamo di valorizzare la passione lavorativa di chi arriva nelle nostre terre, creando le condizioni per un’inclusione e un’integrazione graduale, consapevoli che solo così tutti ne avranno vantaggio. Non ci sia sfruttamento, ma rispetto, valorizzazione e dignità. Ci sembra poi opportuno indicare una serie di limiti e di freni che incontrano oggi i giovani che desiderano ritornare alla terra e suggerire alcune attenzioni. La burocrazia è spesso lenta e impacciata nell’attuazione di miglioramenti fondiari; le risorse finanziarie sono difficilmente reperibili; il credito non viene concesso agevolmente dalle banche. Tutto questo chiede che le nostre comunità cristiane accompagnino i giovani impegnati nel lavoro dei campi.
Chiediamo che le associazioni e i movimenti cattolici accompagnino i giovani imprenditori agricoli, creando per loro gruppi di sostegno sparsi nel territorio, utilizzando anche le nuove tecnologie telematiche. Nessuno da solo può pensare di restare sulla terra come imprenditore agricolo: troppe sono le fatiche e gli ostacoli. I giovani vanno spronati a fare alleanza fra le generazioni. Dalla condivisione nascerà la fiducia nelle cooperative e nei consorzi, nei quali è possibile realmente diffondere il prodotto tipico di una terra, trasformandolo da marginale a identitario“.
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