Riceviamo e pubblichiamo una nota firmata da un nostro lettore, Sebastiano Valenti, che racconta i motivi della mancata partecipazione del figlio Vincenzo, autistico, a una gita a causa di un’autorizzazione non firmata.
“Nostro figlio all’età di 2 anni diventa disabile, lo spettro dell’autismo se lo prende e se lo porta in un mondo estraneo alla nostra realtà. Da lì tutta una serie di visite mediche, terapie riabilitative, costi assurdi da sostenere, l’incapacità di comprendere come aiutare il nostro tesoro più grande, la vera ragione delle nostre vite. Ma noi dal suo amore riusciamo a essere più forti, per sostenerlo e accompagnarlo in ogni cosa, proteggerlo da tutte le ingiustizie. Quindi in virtù del fatto che il nostro bimbo frequentante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia e che il 22 gennaio 2019 i suoi coetanei e la sua classe sono andati in gita fuori porta per andare al cinema a guardare un cartone animato, e che in questa bellissima esperienza lui è stato escluso perché chi di competenza (la scuola) non poteva concedere l’autorizzazione dell’Osa per il cambio pannolino, ci domandiamo quando finirà la discriminazione per i disabili?
Delusi da una società che nega i diritti semplici di un bimbo disabile, che quel bimbo è nostro figlio, non ci aspettiamo la luna da chi la disabilità non la vive e non la capisce, ma quantomeno che chi ne ha le competenze faccia in modo che certe cose non debbano accadere. Certe realtà si possono sconoscere, ma la comprensione e l’umanità sono virtù che in una società inclusiva non possono mancare, noi abbiamo il dovere di dare ai nostri figli un futuro di conoscenza e accoglienza. Nella speranza che tali eventi non possano più accadere lanciamo il nostro appello di vera inclusione, le parole sono belle, ma quando diventano opere sono vere e acquisiscono il senso pieno”.
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